Recensione Cuore Edmondo De Amicis
Buon pomeriggio lettori,
Oggi mi dedicherò ai grandi classici, quelli che non dovrebbero passare mai di moda.
Oggi tocca a "Cuore" di Edmondo de Amicis
"Allora capirai che egli è sempre stato il tuo migliore amico, che quando era costretto a punirti, ne soffriva più di te, e che non t'ha mai fatto piangere che per farti del bene; e allora ti pentirai, e bacerai piangendo quel tavolino su cui ha tanto lavorato, su cui s'è logorata la vita per i suoi figliuoli. Ora non capisci: egli ti nasconde tutto di sé fuorché la sua bontà e il suo amore. Tu non lo sai che qualche volta egli è così affranto dalla fatica che crede di non aver più che pochi giorni da vivere, e che in quei momenti non parla che di te, non ha altro affanno in cuore che quello di lasciarti povero e senza protezione!"
Cuore non ha una vera e propria trama come tutti i classici di un tempo.
Siamo in Italia nel 1800, tempo del nostro risorgimento, l'Italia era stata unificata da poco. Ambientato a Torino si tratta del diario di un ragazzo, Enrico Bottini, poi trovato e corretto dal padre.
Narra le vicende accadute dal primo giorno fino all'ultimo della quinta elementare. Descrive i suoi compagni, il suo migliore amico e padre e madre hanno trascritto al suo interno delle lettere destinate a lui.
Ci sono i racconti che gli venivano affidati a scuola da trascrivere.
Non si può aggiungere granché se non che è un libro che bisognerebbe leggere nelle scuole. Adesso i valori hanno perso la strada. Il rispetto non si sa più cosa sia e l'istruzione non ha più il grande valore che aveva una volta (colpa anche mia che ho preferito lavorare che studiare, benché sappia che è importante).
Bambini che studiano a lume di candela e lavorano nell'azienda di famiglia pronti a dare una mano per cercare di tirare avanti, bambini che corrono verso un poverello che ha perduto le sue monete e fanno una colletta per non farlo picchiare dal padrone. Operai che lavorano di giorno e studiano di notte per acculturarsi. L'esaltazione dell'amor di Patria che oggi se ne va un po' in giro senza fare ritorno.
Tutto questo trovo abbia dello straordinario eppure... Ne sento parlare tanto tanto male, tranne da chi ne conserva un buon ricordo.
È di certo un libro grezzo, conservando un linguaggio arcaico tipico dei classici, ma io trovo che abbia tantissimo da insegnare. È ovvio che va letto con uno spirito predisposto e non così tanto per fare.
Io l'ho letto la prima volta a 9 anni, sotto consiglio di mia madre, sono arrivata a 18 che non ricordavo più di cosa parlasse, mi sono ripromessa di riprenderlo in mano e l'ho fatto a 23 durante il primo lockdown. Mi ha aperto un altro mondo.
Per quanto se ne possa dire mi ha lasciato un certo non so che e un'emozione non indifferente quanto essere umano tanto come italiana.
Avevano ragione i vecchi:
SI STAVA MEGLIO QUANDO SI STAVA PEGGIO!!!
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